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It's That Design Feeling

8D: cos'è e perchè viene definito così


Da qualche anno è comparsa sulla scena musicale nazionale e internazionale un nuovo “totem” che prometteva udi rivoluzionare il modo di concepire non solo l’ascolto della musica attraverso l’utilizzo – obbligato – degli auricolari, ma l’intero sistema di concezione dello spazio-tempo, che da tridimensionale poteva essere considerato come multi-dimensionale.
Lasciando il discorso della multi-dimensionalità, per quanto realistico se analizzato nell’ambito della meccanica quantistica, il fenomeno rivoluzionario conosciuto con il termine “8D”, non è altro che un vecchio e ben noto sistema di ascolto binaurale, nel quale l’ascoltatore è posto al centro di una sfera sonora a 3 dimensioni (le uniche coordinate conosciute in questa dimensione tridimensionale nel quale viviamo) e la musica, o parti di essa che la compongono, arrivano alla percezione uditiva da ogni punto dello spazio.
Il fenomeno risale agli anni ‘70, quando si venne sviluppata la tecnologia Ambisonics, che permetteva di acquisire intera gamma di fonti sonore presenti in uno spazio tridimensionale e propagarle attraverso la diffusione quadrifonica. Tale tecnica e tale principio è oggi diventata determinante nello sviluppo della realtà virtuale, grazie alla modifica in tempo reale del campo sonoro in funzione con lo sguardo dell’ascoltatore immerso nella realtà virtuale, che permette di avere un’esperienza £D completa sia dal punto di vista visivo che uditivo.
Il principio della quadrifonia, inoltre, venne poi ripresa e portata al grande pubblico dai Pink Floyd nei loro concerti circa quarant’anni fa, come anche da numerosi artisti come gli esperimenti a 360 gradi dell’artista Ben Frost, nel suo memorabile show al Labirinto della Masone di Fontanellato, come anche Björk , solo per citarne alcuni tra i più noti.
Per comprendere appieno il fenomeno 8D sia dal punto di vista acustico-musicale che psicologico e sociologico, occorre fare qualche accenno ai principi fisici e psicologici che sono alla base del cosiddetto “ascolto binaurale”.

Ascolto binaurale

L’ascolto binaurale, che significa “ascolto con due orecchie” può essere considerato il più efficiente sistema uditivo che l’evoluzione biologica degli esseri viventi hanno sviluppato per la propria sopravvivenza.
Riuscire a percepire il pericolo nello spazio circostante, con le sole due orecchie posizionate specularmente sulla testa o ai lati di essa, è da sempre considerato uno dei sistemi di difesa che gli animali e i gli esseri umani utilizzano sfruttando uno dei cinque sensi, l’udito.
Il segreto dell’ascolto binaurale è quindi la posizione delle orecchie, posizionate sui lati opposti della testa (per gli esseri umani, almeno).
Partiamo col dire che la percezione della fonte sonora dipende molto dalla distanza tra l’ascoltatore e la fonte sonora, ma anche dalla presenza di ostacoli che danno origine alla rifrazione del suono prima che esso giunga all’orecchio.
Distanza della fonte sonora e direzione di provenienza sono i due fattori fondamentali che il cervello necessita per valutare la presenza del suono nello spazio.


La direzione del suono


Dal punto di vista della direzione della fonte sonora, il suono udito da ciascun orecchio sarà quindi sempre differente in funzione del timing, del volume e del bilanciamento di frequenza. Queste tre variabili vengono contemporaneamente calcolate dal cervello in maniera del tutto meccanica e involontaria dal volere per decodificare la provenienza della fonte sonora.

Il timing
Il timing può essere considerato come la distanza di ordine temporale che caratterizza la percezione da parte delle due orecchie in maniera differente.
Un suono proveniente da sinistra, per esempio, verrà percepito qualche millisecondo prima rispetto all’orecchio destro. E questa è una informazione codificata dal cervello per valutarne l’origine della fonte sonora.

Il volume
Il volume può essere considerata la quantità misurata in decibel (dB) di suono udibile da ciascun orecchio in funzione alla sua posizione nello spazio rispetto a noi.
Un suono più lontano sarà percepito con minore volume dalle nostre orecchie; come anche un suono proveniente da sinistra sarà percepito più forte dall’orecchio sinistro rispetto al destro.

La variazione di frequenza
Se consideriamo il suono come composto da una gamma di frequenze udibili che vanno dalle basse (1kHz) fino alle alte (22000 Hz) e che le alte frequenze, avendo meno energia sono più facilmente assorbite dalle varie ostruzioni rispetto alle basse frequenze, che hanno però un raggio di propagazione più corto, le variazioni di frequenza sono un altro indice che permette al cervello di valutare in linea generale la provenienza del suono e la sua posizione nello spazio.
Un suono proveniente da sinistra, l’orecchio destro percepirà più frequenze basse rispetto all’orecchio sinistro, che invece percepirà una gamma dello spettro di frequenze molto più ampia.

Questi tre fattori, essendo interdipendenti ma autonomi, permettono al cervello di percepire con una certa sicurezza la fonte sonora e la sua posizione nello spazio.
Tuttavia, esistono delle eccezioni che possono confondere il cervello e ingannarlo nella sua valutazione. Questo accade quando per esempio il suono potrebbe provenire da dietro e addirittura ancor peggio quando proviene da anche da una posizione centrale e posteriore rispetto all’ascoltatore.
In questo caso, essendo sia il timing, il volume e la variazione di frequenza contemporaneamente allineati per ciascun orecchhio, il cervello va momentaneamente in confusione.
Tuttavia, la percezione di un suono più ovattato rispetto a come lo si percepirebbe se questo fosse posizionato davanti, è una valutazione grezza ma altrettanto efficace  che il cervello utilizza per valutare la posizione del suono nello spazio. Tale valutazione viene analizzata automaticamente e in maniera incondizionata quando, senza accorgercene, ruotiamo per una frazione di secondo la testa permettendo all’orecchio di percepire più nitidamente il suono: se il suono è quindi posizionato indietro e sul lato destro e noi ruotiamo a sinistra la testa il suono non solo perde di intensità ma aumenta la quantità di frequenze basse percepite. Un meccanismo complesso ma straordinario che il cervello attua per la percezione del suono nello spazio.
Allo stesso modo se il suono è posizionato nello spazio in alto o in basso: in questo caso gioca un ruolo importante la gamma di frequenze udibili.


La distanza del suono


La distanza è l’altro importante approccio per valutare la presenza del suono nello spazio rispetto al punto di ascolto.
Per calcolare la distanza, il cervello valuta tre fattori fondamentali, che sono la quantità di reverbero, il pre-delay e la risposta di frequenza.

Reverbero
Più lontano è il suono, maggiore è il suo reverbero, ossia la riflessione del suono originale dovuta al suo incontro con ostacoli posti durante il percorso per raggiungere le nostre orecchie. In altre parole, per raggiungere le nostre orecchie, il suono, riflettendosi sulle diverse superfici che incontra, produrrà un reverbero di sè stesso giungendo alle orecchie in maniera meno nitida e pulita e quindi riflessa.

Pre-delay
Tecnicamente, il pre-delay è la differenza trmporale in millisecondi che intercorre tra la prima percezione del suono diretto e la prima percezione del suono riflesso. Il cervello è in grado di percepire questa differenza temporale in un ambiente con molte superfici riflettenti e a breve distanza dalla fonte sonora. Nelle lunghe distanze, invece, questo gap temporale è minore o comunque impercettibile.

Risposta di frequenza
Questo è forse l’aspetto più importante, in quanto permette al cervello di decodificare in maniera piuttosto esatta la distanza dalla fonte sonora.
Più lontana sarà la fonte sonora e più cupo e ovattto verrà percepito il suono, in quanto le frequenza alte hanno meno energia di quelle basse e quindi sono più facilmente assorbite dagli ostacoli che incontra.


8d binaural rilievo mini

8D e musica binaurale


Secondo quanto espresso fin qui, la tecnica di mixaggio in 8D è dovuta ad una serie di fattori tecnici sicuramente favoriti dallo sviluppo della tecnologia digitale, che ha permesso di “ricreare” in laboratorio le condizioni ottimali di replica della fisica del suono nello spazio.
La percezione di avere il suono che galleggi nella testa e che attraversi lo spazio tridimensionale intorno ad essa (possibile solo con l’utilizzo di un buon impianto auricolare) è raggiunto grazie a semplicissime tecniche di ingegneria del suono: si splitta semplicemente il suono stereofonicamente da destra a sinistra, si gioca con dosi variabili di reverbero e pre-delay in funzione al panning del suono, si gioca con modifica la risposta di frequenza del suono ed il gioco è fatto.
Questo non significa che l’effetto può essere ricreato facilmente da qualsiasi professionista del suono; sicuramente, esistono software estremamente precisi e suggestivi ma anche molto costosi che permettono di fare questo (Dear Reality. Per esempio, ha sviluppato un pacchetto software straordinario per questo scopo).
Per concludere, parlare di 8D è quindi concettualmente errato, in quanto non possono esistere 8 dimensioni nella concezione dello spazio-tempo conosciuto.
Sarebbe quindi più opportuno parlare di ascolto binaurale.
8D sarebbe nient’altro che un brand affascinante, un sistema di identificazione riconosciuto di ascolto della musica con un buon sistema di auricolari, ma privo di collegamento con la realtà sia fisica che psicologica.
Per rendere evidente e chiaro questo aspetto, ho volutamente deciso di inserire la dicitura “binaural audio” all’interno del logo 8D, proprio per sottolineare queste considerazioni fondamentali e non lasciare che la percezione della realtà venga ancora condizionata dalla percezione uditiva.